Dieci cose che all’estero spacciano per cucina italiana, ma che in realtà non esistono.

Pepperoni pizza, la pasta al ketchup e il cappuccino a pranzo. Questi sono solo alcune delle cattive abitudini che all’estero vengono prese erroneamente come tradizioni della nostra cucina.
Andiamo a vedere quali sono quelle più strane, probabilmente sconosciute a gran parte dei nostri connazionali.

Cappuccino durante i pasti.
Ebbene sì. Se da noi viene bevuto esclusivamente a colazione, in alcuni paesi, soprattutto anglosassoni, il cappuccino nella migliore delle ipotesi viene consumato dopo i pasti, nella peggiore durante.

Pasta e ketchup.
Forse qualcosa dev’essere andato storto nella trasmissione delle informazioni. Un italiano parlava di pasta al pomodoro, e qualcuno deve aver pensato al ketchup. Una combinazione che potrebbe risultare blasfema per qualunque italiano, all’estero viene considerata una gustosissima specialità.

Spaghetti bolognesi.
Molti di voi staranno sicuramente cercando di ricordare di quale piatto si tratti. Vi togliamo subito dell’impasse: non esiste. Il piatto italiano più famoso all’estero non viene preparato in nessun ristorante italiano. A Bologna, la capitale del ragù, vengono servite tagliatelle, non spaghetti.

Pasta al pollo.
Sfido chiunque ad averla mai mangiata in Italia. Eppure, tra gli americani è uno dei piatti preferiti, tra quelli della nostra cucina.

Pepperoni pizza.
L’ingenuo italiano all’estero potrebbe pensare si tratti di comune pizza con peperoni. E invece no. Il “pepperoni” è una salsiccia piccante, spacciata per italiana, che viene affettata e cotta sulla pizza.

pepperoni pizza

Contorno di risotto.
Il riso e anche il risotto vengono serviti come contorni, per accompagnare altre portate principali. Da noi invece, inutile dirlo, si tratta di primi piatti, di solito conditi con sughi, formaggi o verdure.

La Caesar salad.
Letteralmente l’insalata di Cesare. Il Cesare in questione sarebbe il celebre Cesere Cardini, chef italiano. In realtà, questa insalata, molto diffusa e amata fuori dall’Italia, nel nostro paese risulta essere praticamente sconosciuta. Anche se, dobbiamo dirlo, nelle località più turistiche, sta lentamente facendo la sua apparizione sui menù, forse per accontentare gli americani in vacanza.

Fettucine Alfredo.
Gli ingredienti principali, oltre alle fettuccine, sono il burro e il Parmigiano Reggiano. Poi vengono aggiunti, a discrezione di chi le prepara, broccoli, pezzi di pollo o chissà cos’altro. L’ideatore sarebbe un certo Alfredo Di Lelio, ma in Italia non sono molto conosciute.
All’estero invece, la loro popolarità si è diffusa talmente tanto che si pensa siano uno dei piatti più comuni nei ristoranti italiani, in Italia.

fettuccine

Spaghetti con polpette di carne.
Ragù, sughi di carne, ma mai nessuno che in Italia abbia assaggiato le polpette sulla pasta.

Olio nell’acqua di cottura.
Eresia! Avete capito bene: olio nell’acqua di cottura. L’unico ingrediente per un primo piatto come si deve, che va nell’acqua di cottura è il sale. I vari condimenti vanno messi solo dopo che l’avrete scolata. Non prima.

E voi, ne conoscete altri?

2 thoughts on “Dieci cose che all’estero spacciano per cucina italiana, ma che in realtà non esistono.

  1. Ines Di Lelio

    Con riferimento al Vostro articolo ho il piacere di raccontarVi la storia di mio nonno Alfredo Di Lelio, inventore delle note “fettuccine all’Alfredo” (“Fettuccine Alfredo”).
    Alfredo Di Lelio, nato nel settembre del 1883 a Roma in Vicolo di Santa Maria in Trastevere, cominciò a lavorare fin da ragazzo nella piccola trattoria aperta da sua madre Angelina in Piazza Rosa, un piccolo slargo (scomparso intorno al 1910) che esisteva prima della costruzione della Galleria Colonna (ora Galleria Sordi).
    Il 1908 fu un anno indimenticabile per Alfredo Di Lelio: nacque, infatti, suo figlio Armando e videro contemporaneamente la luce in tale trattoria di Piazza Rosa le sue “fettuccine”, divenute poi famose in tutto il mondo. Questa trattoria è “the birthplace of fettuccine all’Alfredo”.
    Alfredo Di Lelio inventò le sue “fettuccine” per dare un ricostituente naturale, a base di burro e parmigiano, a sua moglie (e mia nonna) Ines, prostrata in seguito al parto del suo primogenito (mio padre Armando). Il piatto delle “fettuccine” fu un successo familiare prima ancora di diventare il piatto che rese noto e popolare Alfredo Di Lelio, personaggio con “i baffi all’Umberto” ed i calli alle mani a forza di mischiare le sue “fettuccine” davanti ai clienti sempre più numerosi.
    Nel 1914, a seguito della chiusura di detta trattoria per la scomparsa di Piazza Rosa dovuta alla costruzione della Galleria Colonna, Alfredo Di Lelio decise di trasferirsi in un locale in una via del centro di Roma, ove aprì il suo primo ristorante che gestì fino al 1943, per poi cedere l’attività a terzi estranei alla sua famiglia.
    Ma l’assenza dalla scena gastronomica di Alfredo Di Lelio fu del tutto transitoria. Infatti nel 1950 riprese il controllo della sua tradizione familiare ed aprì, insieme al figlio Armando, il ristorante “Il Vero Alfredo” (noto all’estero anche come “Alfredo di Roma”) in Piazza Augusto Imperatore n.30 (cfr. il sito web di Il Vero Alfredo).
    Con l’avvio del nuovo ristorante Alfredo Di Lelio ottenne un forte successo di pubblico e di clienti negli anni della “dolce vita”. Successo, che, tuttora, richiama nel ristorante un flusso continuo di turisti da ogni parte del mondo per assaggiare le famose “fettuccine all’Alfredo” al doppio burro da me servite, con l’impegno di continuare nel tempo la tradizione familiare dei miei cari maestri, nonno Alfredo, mio padre Armando e mio fratello Alfredo. In particolare le fettuccine sono servite ai clienti con 2 “posate d’oro”: una forchetta ed un cucchiaio d’oro regalati nel 1927 ad Alfredo dai due noti attori americani M. Pickford e D. Fairbanks (in segno di gratitudine per l’ospitalità).
    Un aneddoto della vita di mio nonno. Alfredo fu un grande amico di Ettore Petrolini, che conobbe nei primi anni del 1900 in un incontro tra ragazzi del quartiere Trastevere (tra cui mio nonno) e ragazzi del Quartiere Monti (tra cui Petrolini). Fu proprio Petrolini che un giorno, già attore famoso, andando a trovare l’amico Alfredo, gli disse che lui era un “attore” della cucina romana nel mondo e gli consigliò di attaccare alle pareti del ristorante le sue foto con i noti personaggi soprattutto dello spettacolo, del cinema e della cultura in genere che erano ospiti di “Alfredo”. Anche ciò fa parte del cuore della bella tradizione di famiglia che continuo a rendere sempre viva con affetto ed entusiasmo.
    Desidero precisare che altri ristoranti “Alfredo” a Roma (come Alfredo alla scrofa o Alfredo’s gallery) non appartengono e sono fuori dal mio brand di famiglia.
    Vi informo che il Ristorante “Il Vero Alfredo” è presente nell’Albo dei “Negozi Storici di Eccellenza – sezione Attività Storiche di Eccellenza” del Comune di Roma Capitale.
    Grata per la Vostra attenzione ed ospitalità nel Vostro interessante blog, cordiali saluti
    Ines Di Lelio

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